La trama delle corde ha affascinato Patricia Lantelme, studentessa del master in Design degli Spazi - Metodologia MA.DE.IN di IED Rio. Studiando le proprietà delle corde in polipropilene, una plastica derivante dal riciclo delle bottiglie in PET, la designer ha messo a punto una tecnica per renderle più rigide e poter così produrre oggetti come mobili, lampade e vari tipi di sculture. Ora l’obiettivo di Patricia è tessere altre trame, questa volta tra persone. Seguendo l’approccio del fair trade (commercio equo e solidale), vuole insegnare la tecnica ad artigiane, coniugando, grazie al design, sostenibilità e trasformazione sociale. Il progetto, realizzato in collaborazione con la Rede Asta, ha lo scopo di creare una rete che favorisca l’emancipazione di artigiane locali di Rio de Janeiro.

Patricia Lantelme, del Master in Design degli Spazi - Metodologia MA.DE.IN, IED Rio
Gli allievi del master in Design degli Spazi affrontano la sfida di concepire lo spazio partendo dalla ricerca empirica su un solo materiale. La scelta della corda rappresentava una sfida nella sfida: come lavorare con un materiale così flessibile e ottenere la rigidità e la stabilità necessarie alla costruzione di volumi? Servendosi degli strumenti propri della metodologia MA.DE.IN, Patricia ha scoperto che ad alte temperature, tra 160 e 170 ºC, il polipropilene può essere modellato e diventa un materiale autoportante. Coniugando questa tecnologia alla lavorazione manuale dei merletti macramè è riuscita a creare una nuova tecnica di costruzione.
“Lo studio approfondito del materiale, messo in atto con la metodologia MA.DE.IN, ha trasformato la mia visione del concetto di materialità e mi ha aperto la prospettiva di nuove possibilità del processo creativo. Voglio applicare questo sguardo non solo alla mia professione, ma anche a esperienze personali, varcando i confini della comfort zone e seguendo strade più innovatrici”, spiega.
Creata durante il corso, la linea di lampade attinge a piene mani dall’architettura biomorfa (come i progetti di Frei Otto) e si ispira alle forme astratte delle sculture di Ruth Asawa. La trama dei fili ricorda le reti dei pescatori, e ne trasmette la leggerezza. L’ambivalenza degli oggetti si esprime grazie a un gioco di luci e ombre e all’inedita relazione tra rigidezza e flessibilità.