Nuove prospettive per vecchie realtà, ecco la dichiarazione di Marco Zanini (comitato scientifico IED), che ci invita a leggere il planisfero da punti di vista diversi. Valorizzando l’idea di design tropicale, un design che si adatti alle peculiarità e alle specifiche necessità delle regioni del mondo caratterizzate da un clima tropicale, sostituendo i prodotti la cui fruizione è fortemente incentivata dalla globalizzazione, ma che sono estranei al contesto locale.
Tropical design, una mappa dei Tropici

- IEDentity
- "In-disciplina"
- Numero 02 - 11 Aprile 2018

Progetti realizzati da studenti di IED Rio
Uno stesso planisfero si può osservare in molti modi. La visione tradizionale divide il mondo in America settentrionale, America Latina, Europa, spesso associata al Medio Oriente e all’Africa (parrebbe che la sigla EMEA – acronimo dell’inglese "Europe, Middle East e Africa" – sia stata creata da IBM circa 50 anni fa), e Asia del Pacifico; la Russia, fino al 1990, non veniva considerata.
Una grande società petrolifera come la FMC Technologies ha suddiviso il proprio mercato in quattro aree, con sedi a Houston, Rio de Janeiro, Singapore e Norvegia; l’Africa, che conta due grandi Paesi produttori di petrolio come Angola e Nigeria, è compresa nell’area norvegese, un modo veramente curioso di guardare la carta geografica.
Vi suggerisco, dunque, di osservare il planisfero con uno sguardo diverso. La fascia tropicale Nord, quella del Tropico del Cancro, è caratterizzata da grandi aree desertiche e semidesertiche: Nord del Messico, Stati Uniti sudoccidentali, parte del Texas, i Paesi del Sahara e quelli subsahariani, la Penisola araba e la maggior parte del Medio Oriente, buona parte dell’Iran, del Belucistan e dell’Asia centrale, l’altopiano del Deccan e il Tibet; solo nel Sudest asiatico questa fascia diventa predominantemente umida e verde.
La fascia del Tropico del Capricorno, a sud, è invece piuttosto fertile, con la presenza di deserti solo in alcune aree: il triangolo compreso tra Perù, Cile e Bolivia, parte dell’Africa sudoccidentale e la maggior parte dell’Australia. Questa zona condivide diverse peculiarità: è il Sud del mondo, è caratterizzata da una storia comune di colonizzazione, schiavitù e marginalizzazione, il clima e la natura sono molto simili, così come lo sono molteplici aspetti antropologici, sociologici e culturali, fortemente influenzati dal clima stesso.
Tra le due fasce tropicali esistono marcate differenze in termini culturali. Per esempio, l’Islam predomina in tutta la fascia del Nord. La maggior parte della regione è in via di sviluppo, uno sviluppo importante in Sudamerica, uno piuttosto lento in Africa e medio negli altri Paesi. Inoltre, molte di queste economie crescono a un ritmo più veloce rispetto al resto del mondo, esclusi, forse, Paesi come la Cina e l’India.
Ritengo che questa regione, la fascia tropicale Sud, sia il più importante mercato potenziale per i beni prodotti in Brasile (progettati per un ambiente e uno stile di vita tropicale) piuttosto che per i prodotti dei Paesi industrializzati e con clima “più ameno” dell’emisfero Nord, che vengono offerti in versione, per così dire, “adattata”.
Auto e imbarcazioni tropicali, elettrodomestici, moda e cibi tropicali. Perché dovrei guidare una Volvo in Brasile? La Volvo è svedese, in Svezia l’estate dura solo alcune settimane. Perché in Brasile dovrei veleggiare a bordo di una barca Bénéteau, proveniente da una cittadina vicina a Nantes, sul freddo Golfo di Biscaglia, invece di preferire un saveiro, imbarcazione nata a Bahia de Todos-os-Santos, dove è fantastico stare sul ponte, anche nei giorni di pioggia?
In termini di design, qui in Brasile abbiamo accettato la colonizzazione delle culture del Nord e, a onore del vero, anche la cultura della qualità: aerei statunitensi, prodotti elettronici giapponesi, auto e macchinari tedeschi, arredamento o moda italiani, cucina francese… tenendo solo relativamente conto del fatto che tali prodotti fossero o meno compatibili con il clima, il contesto o la cultura locali. L’industria brasiliana ha una grande responsabilità, in questo senso, dal momento che troppo spesso preferisce un rapido guadagno alla qualità del prodotto, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, a completo vantaggio della Cina.
Per molti anni si è discussa la questione dell’identità “locale” del design, e io stesso ho preso parte al dibattito, ma oggi il tema mi sembra piuttosto obsoleto. La globalizzazione e Internet hanno cambiato le carte in tavola, priorità e opportunità devono essere identificate a un livello diverso; ma il clima e la cultura non sono cambiati. Questo tipo di mentalità potrebbe offrire una prospettiva nuova su una realtà superata.
In questo contesto il Brasile è il Paese più esteso del gruppo BRICS a sud dell’Equatore, è il secondo (e presto sarà il primo) produttore di alimenti, il maggior esportatore di proteine animali e dispone di un importante parco industriale, seppur trascurato dall’ignoranza politica degli ultimi decenni. È la principale economia del Sudamerica e potrebbe essere leader del gruppo, quando sarà finalmente libero da interferenze ideologiche.
In sintesi, il Brasile dispone di tutto quanto è necessario per diventare un leader del “rinascimento della cultura tropicale”, l’alternativa meridionale al modello del Nord, ovviamente insostenibile.
Autore: Marco Zanini