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Editoriale

  • IEDentity
  • "Innovation & Craft"
  • Numero 03 - 10 Maggio 2018
IEDentity Magazine
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Fino a non molto tempo fa, il lavoro dell’artigiano era, ingiustamente, assimilato alla categoria dei lavori manuali. Quel pezzo dell’ingranaggio produttivo non ha mai ricevuto l’attenzione che merita. Ma che cosa succederebbe se cambiassimo questo paradigma e osassimo sovvertire le gerarchie ponendo l’accento sulla catena del valore?

Viviamo in un’epoca di fruttuosa collaborazione tra il design e l’artigianato, in cui la rivalorizzazione di quest’ultimo dà origine a nuove forme di espressione, apportando all’oggetto artigianale un valore differenziante rispetto all’oggetto industriale. Non si deve inoltre  dimenticare che la creazione e la produzione si sono evolute negli ultimi anni con la comparsa di nuove metodologie di sviluppo e, soprattutto, con l’introduzione di nuovi strumenti tecnologici e l’attivazione di nuovi processi collaborativi.

Nell’ultimo numero di IEDentity si partiva dalla necessità di andare oltre le discipline tradizionali. Vi invitiamo ora a immaginare un altro tipo di processi, in cui l’interdisciplinarietà non è semplice retorica, ma è la vera essenza delle dinamiche alla base di un nuovo paradigma. E in questo contesto, ci fermiamo a riflettere sulla rinascita dell’artigianato, una rinascita feconda di opportunità, in particolare se si considera la tecnologia come un mezzo e si amplia la riflessione all’ambito dei problemi in cui questa dovrà intervenire.

Assistere alla tosatura di un lama, contemplare le forme capricciose delle bolle di sapone o osservare l’impronta manuale dei prodotti artigianali... porre l’attenzione, in definitiva, su piccoli gesti dimenticati che ora acquistano rilevanza perché sono – come scopriremo in questo numero – l’inizio di nuovi importanti percorsi metodologici, ancora tutti da esplorare.

Al di là del carattere innovativo della tecnologia, occorre comunque sottolineare l’importanza della costruzione di sistemi che permettano di creare nuove forme e avviare nuove dinamiche di collaborazione, tema chiave di questo numero, con la comparsa di nuovi dipartimenti all’interno di IED, come il REC (Research and Education Center). Ciò significa proporre strategie che rendano possibile la collaborazione tra saperi differenti e tra luoghi lontani, per dare vita a nuove realtà. Questo processo potrà offrire senza dubbio un fattore in più di innovazione potenzialmente utile alla sinergia tra le sedi IED.

Da qui a elaborare nuovi modelli pedagogici il passo è breve, modelli volti a stimolare altre forme di apprendimento e partecipazione, in grado di rispondere alle sfide di un mondo complesso e in evoluzione. Diventa quindi più che necessario sviluppare metodi efficaci di avvicinamento al progetto e all’innovazione, come afferma Mauro Del Santo.

Il modo migliore per illustrare questi processi è utilizzare casi pratici e conoscere i progetti realizzati nelle sedi IED, come abbiamo già visto nei numeri precedenti, dove, oltre alla rivalorizzazione dell’artigianato e delle sue possibilità di comunicazione e commercializzazione, nasce un insegnamento etico basato su una collaborazione innovativa, onesta ed egalitaria, in grado di immaginare un mondo migliore che dia vita a nuove forme di relazione e creazione. Saremo capaci di dare forma a questa utopia? Cercando di rispondere a tale domanda, mettiamoci al lavoro e, con la precisione di un artigiano, tracciamo un itinerario su questa mappa ancora da disegnare.

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