Nel network di IED c'è un nuovo dipartimento: IED REC (Research and Education Center), nato con la vocazione di creare uno spazio per la ricerca, l'esplorazione e la sperimentazione nei campi del design e dell'istruzione. Isabel Berz, la sua direttrice, racconta come a IED REC trasformano idee dirompenti in progetti reali.
IED REC: Research and Education Center

- IEDentity
- "Innovation & Craft"
- Numero 03 - 10 Maggio 2018
Nel 2012, in Perù, e precisamente a Mazocruz, regione altoandina la cui popolazione si dedica prevalentemente all’allevamento dell’alpaca, ho assistito per la prima volta alla tosatura di un animale. Un’esperienza viscerale. È stato uno di quei momenti in cui si prende coscienza che sta avvenendo qualcosa di importante, qualcosa che va oltre il fatto in sé, ma che non sappiamo ancora, esattamente, dove ci condurrà.
Ero accompagnata da tre allieve di IED Moda Lab, in quello che poi si è costituito come un esperimento educativo senza precedenti, Las Manuelas, un progetto che in un primo momento ci ha offerto esperienze trascendentali e successivamente ha portato risultati concreti: la creazione della prima IED CoDesign Platform e la produzione di una collezione di sciarpe, Las Manuelas & Los Manolos, con una storia unica. Le nostre creazioni, infatti, hanno percorso una lunga strada: dal lontano Sud del Perù fino a Tokyo e Osaka, in Giappone, dove oggi sono in vendita in due concept store di tendenza. Una traiettoria sorprendente: da IED all’high-end fashion consumer.
Ma c’è di più, Las Manuelas ha gettato le basi di IED REC: l’inaugurazione di nuovi scenari produttivi e la creazione di competenze e capacità atte a trasformare in realtà ciò che sembrava mera utopia.
2 Las Manuelas
Quello che in un primo momento ci è apparso come un semplice compito da eseguire, lo sviluppo di una collezione in alpaca su richiesta dell’organizzazione peruviana Movimiento Manuela Ramos, si è trasformato in un progetto di ricerca avviato da tre allieve in Perù. Coraggiose volontarie, hanno trascorso sei settimane a studiare, convivere e lavorare con più di cento donne dedite alla lavorazione dell’alpaca, in piccole località isolate a oltre 4500 metri d’altitudine.
L’esperimento ha avuto successo: nonostante la mancanza di lezioni, obiettivi didattici e professori (io non ero lì in tale veste), si è formato un learning environment, ad alto rischio ma con enormi potenzialità, dal momento che proprio in quell’ambiente è stata concepita l’idea fondamentale del progetto, il CoDesign. Il CoDesign è basato sull’idea di eliminare le gerarchie normalmente esistenti tra designer e produttori e di lavorare in modo diretto, a contatto con le artigiane, che possono così imprimere la propria impronta e la propria anima nel design dei prodotti. Nessun obiettivo didattico predefinito avrebbe potuto essere più efficace e convinto della volontà delle studentesse, nata direttamente dall’esperienza di convivenza con le artigiane alpaqueras.
Le allieve hanno progettato un Kit CoDesign, che abbiamo testato con 100 artigiane, le quali hanno pensato più di 100 sciarpe e altri manufatti, frutto della collaborazione creativa con le studentesse, e hanno poi tessuto il tutto a mano, utilizzando la preziosa lana dei loro animali. Una procedura tracciabile fino all’animale, che incarna il significato dell’iniziativa: un progetto/una storia.
In genere, per ottenere un prodotto finale bisogna portare a termine il progetto. Nel nostro caso il progetto ha rappresentato l’inizio e il punto di partenza per individuare il valore di questa metodologia collaborativa e per creare la prima versione di IED CoDesign Platform. IED CoDesign Platform è un nuovo linguaggio comune pensato per mettere in contatto, in modo diretto e senza intermediari, designer e artigiani, rendendo possibile una collaborazione creativa, il giusto veicolo per esprimere lo Zeitgeist di un mondo mutevole e di una società che ama circondarsi di prodotti autentici, tracciabili e personalizzati, non limitandosi a conciliare fattori puramente estetici e funzionali, concetti estremamente standardizzati nel contesto del design. Uno strumento digitale intuitivo e di facile uso, che funziona senza collegamento a Internet e può essere utilizzato su qualsiasi computer, permettendo l’accesso alla piattaforma da parte di persone (artigiani) che risiedono in habitat remoti.
Questo per quanto riguarda il viaggio. Ma dovevamo ancora scoprire quale fosse il grande valore aggiunto che avevamo solo intuito...
3 Ridefinizione della metodologia del design
Quando le donne ci hanno consegnato il gomitolo di lana ottenuto dalla tosatura di alpaca, la stessa tosatura cui avevamo assistito durante il nostro primo viaggio, siamo rimaste stupite: era solo un pugno di lana, a quanto pare adatta alla filatura. Non sapevamo che per ottenere quella quantità di lana fosse necessario attendere due anni, il tempo necessario alla crescita del pelo dell’animale. Tenere tra le mani quel gomitolo ci ha fatto sentire come se stessimo toccando oro puro, e ci siamo chieste: che cosa sappiamo, noi designer, dei materiali con cui lavoriamo? Quale legame abbiamo con la materia in quanto tale, di quali conoscenze disponiamo riguardo alle materie prime del nostro pianeta? In quale modo ciò incide sul nostro ambiente e sulle persone che proprio dall’ambiente traggono sostentamento?
I designer di moda, ma anche i progettisti di prodotto o di interni, lavorano generalmente con materie che ottengono da intermediari, fornitori che offrono materiali industrializzati, trasformati mediante lavorazioni industriali per corrispondere alle esigenze di una società avanzata.
Ma per quale ragione non abbiamo accesso alle materie prime originali?
Stiamo sviluppando il fulcro della questione, elaborando un database disponibile sulla piattaforma IED CoDesign Platform. Come primo momento della progettazione, comunichiamo all’utente/designer la disponibilità di materiali in una determinata area geografica.
In tal modo, ridefiniamo la metodologia convenzionale del design, partendo dalle risorse naturali. Si inizia così a progettare anteponendo la disponibilità dei materiali, rispettando l’ambiente e la biodiversità ed evitando la produzione artificiale di materiale, apprezzando ciò che il pianeta e i suoi ecosistemi ci offrono normalmente: materiali interessantissimi, molti dei quali sconosciuti alla maggior parte dei designer.
Questo è il principio alla base del progetto Craft Platform (powered by IED REC): l’ideazione e sviluppo di una piattaforma digitale aperta, dal linguaggio universale, che collega designer ad artigiani e produttori sparsi per tutto il mondo. Una finestra sul pianeta, che ci permette di studiare le materie esistenti, scoprire dove si trovano e ottenerle senza dover ricorrere a intermediari. Una sorta di Amazon del craft.
4 Collegamento ed esplorazione
L’opportunità di creare e gestire scenari complessi grazie alla tecnologia offre infinite strade che stiamo esplorando con i progetti sviluppati nell’ambito di IED REC: Worth Partnership Project, IED Global Program Pilot, Centro de Diseño y Innovación para la Artesanía del Perù… Tuttavia, mettere in collegamento mondi tra loro opposti, in antagonismo, apre la strada a molti rischi e dubbi… e proprio per comprendere questo campo così delicato abbiamo organizzato, nel 2014, il primo Redefining Craft in the Twenty First Century, un incontro tra artigiani tradizionali e locali e artisti digitali internazionali, che ha lo scopo di ridefinire l’artigianato e il concetto di commercio nel nostro secolo. Ciò che chiediamo è: come si trasformerà il commercio di artigianato con l’entrata in scena delle nuove tecnologie? Il coding è un nuovo processo artigianale? Esiste il digital craft?
Un formato di riflessione collettiva, che sarà facilmente riproducibile in altre sedi della rete IED e servirà per creare riflessioni e conoscenze sul rapporto tra l’artigianato e la tecnologia, il locale e il globale, la tradizione e l’innovazione, l’eredità e il futuro, specifici per ciascun Paese.
WORTH Weekend (a Madrid)
5 L’origine come punto di partenza
L’origine è diventato uno dei leitmotiv di IED REC. A ciascun progetto anteponiamo l’identificazione dell’origine e della base delle questioni, per poi ricostruirle in altro modo, renderle più intelligenti, rispettose, efficienti, credibili, desiderabili, e generare nuove esperienze, letture… in sostanza, conoscenza.
È proprio la decisione di comprendere il mondo in modo olistico e la capacità di passare indifferentemente dal mondo virtuale a quello fisico che ci costringe a riscrivere linguaggi e ridefinire processi. Per fare tutto questo, però, non basta rimettere assieme quello che già esiste, adattarlo alle novità e permettere che si trasformi in un amalgama indistinto di pezzi. È necessario, essenziale fare un passo oltre e osservare, immergersi nell’origine delle cose.
L’esplorazione senza confini ci porta a non dare nulla per scontato in una squadra senza materie didattiche, formata da professionisti e studenti, e navigare senza pregiudizi e frontiere attraverso contesti sconosciuti.
Autrice: Isabel Berz
Direttore
IED REC · Research and Education Center
IED Spagna
Precedentemente
Direttore IED Moda Lab Madrid / 2005 - 2016