Il 6 e 7 ottobre, durante la diciannovesima edizione della Fiera Internazionale della Ceramica, via dei Servi si è trasformata per un weekend nella strada della ceramica, con l’obiettivo di valorizzare il percorso tra piazza Duomo e la basilica della Santissima Annunziata. Una grande scritta sospesa, “Pottery Street”, ha condotto turisti e curiosi verso la fiera, dove hanno potuto ammirare alcuni pezzi realizzati dall’associazione La Fierucola e piatti che rendevano omaggio a Lindsay Kemp.
Pottery Street
Pottery Street è un progetto, curato da IED e sviluppato grazie al supporto del Comune di Firenze, che valorizza il tema della ceramica e rende il quartiere protagonista in questo settore. L’allestimento identifica un percorso narrativo ed espositivo accattivante e contemporaneo. Gli archi della basilica della Santissima Annunziata, la malleabilità della ceramica, le mani dell’artigiano che lavorano al tornio sono i principali elementi d’ispirazione per l’intero allestimento.
La semplicità espositiva rende possibile una totale immersione nel progetto, esaltando i concetti di tradizione e innovazione. Ad accompagnare i cittadini quindici espositori, nicchie dal design contemporaneo in grado di richiamare i tratti rinascimentali della strada destinate a ospitare le opere di alcuni dei ceramisti provenienti da tutto il mondo che hanno esposto in fiera.
Anche le attività commerciali di via dei Servi sono state coinvolte per la prima volta nell’installazione artistica, esponendo i manufatti nelle proprie vetrine. Ad aprire le giornate la performance live di alcune giovani musiciste della Scuola di Musica di Fiesole Fondazione Onlus, Giada Moretti, Martina Daga e Giulia Fidenti, guidate da Alda Dalle Lucche, capo dipartimento di saxofoni della scuola, con un concerto itinerante lungo la via.
Uno dei negozi ha ospitato un omaggio a Lindsay Kemp, artista recentemente scomparso e molto legato a IED, a Firenze e alla Toscana: alcuni dei disegni di Kemp sono stati infatti selezionati per decorare cinque piatti di ceramica. La ceramica tradizionale e contemporanea in esposizione come pezzo d’arte in una delle vie più importanti di Firenze sottolinea l’importanza dell’artigianato italiano e mondiale.
I coordinatori del Master in Design - Innovazione e Prodotto per l’Alto Artigianato, Laura Fiaschi e Gabriele Pardi di Gumdesign, ci spiegano, in un’intervista, il valore del prodotto artigianale e la rilevanza del materiale, da loro definito come “materia portante nella storia del design italiano e internazionale”, con cui hanno progettato una serie di oggetti.
Perché il prodotto artigianale è così importante in Italia e nel mondo?
Il prodotto è generato dal territorio, dalla tradizione e dall’innovazione. L’uomo è artefice, creatore, costruttore; sin dai tempi delle caverne interpreta e trasforma l’ambiente, la realtà, in un amalgama di materia e tecnica che dà vita all’eccellenza del saper fare. Il prodotto artigianale è un racconto visivo, tattile e olfattivo del nostro essere.
Come la tradizione influisce nel vostro modo di progettare?
La tradizione è un ingrediente necessario, terreno generatore di nuovi racconti.
Come trasferite il vostro modo di progettare agli studenti del Master in Alto Artigianato?
Nel master abbiamo voluto inserire un corso di Metodologia della Progettazione, propedeutico per i laboratori di progettazione: si tratta di un corso dove semiotica, processo creativo, approccio al mondo del progetto si fondono in unico metodo trasversale, narrativo, che permette agli studenti di assimilare le potenzialità del pensiero creativo.
Intraprendere un percorso soggettivo di ricerca che frammenti il reale; riscoprire il quotidiano attraverso la curiosità, la reazione, l’inatteso, alla scoperta del potenziale immaginario.
Come scegliete il tipo di materiale, le tecniche di lavorazione e gli artigiani per i vostri progetti?
Accade spesso che i percorsi progettuali si intreccino: materiali, tecniche di lavorazione, sensibilità dell’artigiano, territorio, tradizione e innovazione sono ingredienti di un’unica ricetta. La ricerca e l’interpretazione, l’innovazione e la sperimentazione sono generatori di ispirazione. La ricerca degli artigiani è spesso casuale, spontanea: percorsi che si intrecciano tra relazioni, persone.
Alcuni dei vostri lavori sono in ceramica, che cosa vi affascina di questo materiale?
La ceramica richiede tempo: non il tempo nevrotico della quotidianità frenetica, ma il tempo calmo che si dedica a un rituale.
Cosa ne pensate degli oggetti in ceramica realizzati con la stampante 3D?
È uno strumento esattamente come il tornio: ogni strumento nasconde potenzialità espressive, suggerisce lavorazioni e percorsi diversi.
Potete fare un paragone tra la ceramica tradizionale e quella contemporanea?
La ceramica tradizionale è una biblioteca di saperi e conoscenze, necessaria alla progettualità.
Si parla di “linguaggio”: in fondo sono approcci progettuali diversi e a volte contrapposti, ma che derivano sempre dalla stessa “fonte”; sono spesso ispirazione una per l’altra e sovente è necessario mettere in stretta relazione i due mondi per comprendere, approfondire, definire un nuovo progetto linguistico e progettuale.
Autrice: Dominique Barbieri