Il corso di Restauro e conservazione dei beni culturali di IED Como - Accademia di Belle Arti Aldo Galli rappresenta per gli studenti una vera e propria porta sulla storia. Negli ultimi mesi è in corso il restauro del cosiddetto presepe della Noga.
Il viaggio del presepe della chiesa della Beata Vergine del Rosario a Villadossola
Da marzo il dipartimento di Restauro del profilo 2 (Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile) si sta occupando del restauro del presepe in legno policromo della chiesa della Beata Vergine del Rosario di Villadossola. Stanno curando il progetto la restauratrice e docente Milena Monti, coadiuvata dalla studentessa laureanda Beatrice Beretta.
Poiché non si hanno molte informazioni storiche su questo presepe, l’associazione culturale ossolana Villarte ha fatto condurre una serie di ricerche approfondite. Ne è stata così appurata la provenienza dal centro mercantile di Norimberga: il luogo di produzione sarebbe la località manifatturiera di Berchtesgaden, nella Baviera meridionale, una zona cattolica dove la tradizione del presepio è fortemente radicata.
La data di fabbricazione del presepe resta tuttavia controversa. La chiesa però dispone di due statuine di fattura rustica, di produzione strettamente locale, risalenti al XVII secolo, o al più tardi agli inizi del XVIII, che attestano la presenza di un complesso presepiale più antico di quello attuale. È quindi plausibile pensare che un presepe di nobile fattura nei lineamenti, nello stile e nella policromia abbia sostituito quello precedente, di più piccole dimensioni e logorato da più di cent’anni d’uso. Il presepe più antico, poi, esibiva soggetti strettamente legati al mondo villese e associabili perciò a una cultura piccola e chiusa, in cui personaggi colpiti da gotta e corpi deformi e abbigliati con logori vestiti popolari erano scolpiti in modo grossolano e approssimativo. Il presepe successivo, invece, risultava più confacente al decoro della chiesa, allora sede parrocchiale di tutta la circoscrizione ecclesiastica di Villadossola. Quanto detto finora permette di datare il presepe odierno ai primi anni dell’Ottocento.
Il presepe della Noga è una vera e propria rappresentazione teatrale che prende vita all’interno della cappella della chiesa. L’originalità dell’opera, composta da 72 statue lignee intagliate e dipinte, risiede nella natura delle statue stesse, pensate e realizzate come marionette snodabili. Grazie alle giunture mobili, infatti, le statue possono assumere le posizioni più diverse, interpretando come veri attori il ruolo loro assegnato. Il meccanismo che consente alle statue di muovere gli arti è un giunto flessibile o, in alcuni casi, un giunto a sfera, posizionato all’altezza delle articolazioni corporee. Le parti che lo compongono sono congiunte da un perno in legno che ne permette il movimento in più direzioni.
I volti dei personaggi ripropongono i tratti somatici delle popolazioni nordeuropee e fisionomie di intensa espressività, al confine del grottesco; le severe fattezze maschili contrastano con le graziose linee dei profili femminili, più morbide e armoniose. Un’attenta osservazione del presepe evidenzia come i soggetti legati alla Natività siano vestiti con abiti nello stile della prima epoca cristiana, mentre le figure “profane” di contorno, come i pastori, i popolani e gli inservienti che compongono il corteggio dei Magi, sono vestite secondo i costumi dell’epoca dell’esecuzione del manufatto. Si evidenzia inoltre come i tessuti che rivestono i personaggi legati alla storia di Gesù siano di fattura più pregiata rispetto a quelli dei popolani. Alcuni degli abiti dei personaggi più umili sono stati sostituiti in tempi recenti, in quanto notevolmente degradati. Gli abiti sono stati cuciti direttamente sul corpo delle marionette, così da non poter essere rimossi con facilità. Soltanto un’accurata rimozione della cucitura, posta sul retro delle statue, consentirebbe di spogliare agevolmente i personaggi.
Svestendo in parte le figure ed esaminandone la struttura, si nota che non tutto il legno che la costituisce è dipinto, ma solo quello delle porzioni non coperte dagli abiti, come il volto e le estremità superiori e inferiori. Queste sono quindi le sole ad avere uno strato di preparazione in gesso e colla che accoglie la pellicola pittorica a sua volta verniciata. Quanto detto non vale per i cavalli e il cammello che, nonostante la copertura in stoffa che ne riveste il dorso, presentano uno strato di preparazione sull’intera superficie.
Le figure possono reggersi in posizione verticale grazie a un basamento ligneo dipinto a cui vengono ancorati i piedi per mezzo di viti metalliche. Anche gli animali presentano un basamento, in particolare il cavallo bianco in posa rampante del Re Mago Gaspare si sorregge sulle zampe posteriori grazie a un perno metallico poggiante sul ventre. È evidente come la realizzazione dei basamenti risulti meno accurata rispetto a quella delle statue, e la causa è un’inadeguata modalità espositiva. La rappresentazione originale, infatti, prevedeva di posizionare del muschio su ciascun basamento. In questo modo la base d’appoggio veniva nascosta agli occhi dell’osservatore ma al contempo inumidita dall’acqua contenuta nella pianta: l’elevato apporto di umidità ha così danneggiato irreversibilmente il legno, al punto da comprometterne la funzionalità.
Da questa descrizione si può dedurre quanto sia complesso il restauro ancora in corso. Il legno, i tessuti e le piccole giunture metalliche che costituiscono le statue non presentano uno stato di conservazione ottimale. Evidenti sono i danni a livello strutturale che interessano la quasi totalità delle statue. Per riportare i manufatti a un buon stato di conservazione le restauratrici sono partite da alcuni interventi conservativi.
Il restauro è stato diviso in due fasi: i primi personaggi, i Re Magi e i cavalli verranno consegnati entro il 1° dicembre 2019, mentre i restanti pezzi verranno restaurati successivamente.
Autore: Michele Mandaglio